Tutti gli alberi della foresta erano spaventati dal forte vento di tempesta che, prepotente, freddo e carico d’acqua soffiava tra i loro rami.
Un temporale, molto forte, di lì a poco si sarebbe abbattuto su tutti loro. Le piante più alte già potevano vedere tuoni e lampi illuminare i neri nuvoloni che avevano conquistato l’intero orizzonte. Da brave vedette, si erano affrettate a comunicarlo a tutti gli abitanti del luogo, animali o vegetali che fossero. Il panico si era però diffuso nel pacifico bosco: gli animali si rifugiarono nelle loro tane, cosa che gli alberi non potevano fare, pur essendo davvero terrorizzati. Erano i fulmini a spaventarli tanto: infatti, se anche il vento soffiava forte, al massimo poteva spezzare qualche ramo, che avrebbe sempre potuto ricrescere; ma con i fulmini il discorso era diverso.
Quei lampi che illuminavano il cielo oscuro, colorandolo di una luce strana e spaventosa, non erano pericolosi finché rimanevano tra le nuvole; delle volte però amavano fare delle incursioni in terra ed erano talmente veloci da colpire qualche sfortunata pianta. Non volevano far loro del male, ma rimanevano un grande pericolo per la foresta. Sopportare la scossa di un fulmine non era per nulla
semplice: l’elettricità s’infilava nelle cortecce e scorreva rapidamente nelle vene degli alberi, bruciacchiandoli dalle foglie alle radici.
Tutti gli alberi urlavano, disperati. Le urla si mischiavano al suono del temporale che si propagava in mezzo alla foresta.
La piccola Ada, unica umana presente in quel momento, era troppo paralizzata dallo spavento per usare le sue agili gambe per mettersi al sicuro. Nessuno poteva far nulla. Così la grande quercia che stava nel centro esatto del bosco iniziò ad allargare il più possibile
i suoi rami: il suo tronco, dalla corteccia grigio-marrone era molto robusto, tanto da riuscire a sostenere moltissimi rami, che si attorcigliavano e diramavano in ogni direzione. Continuando a stirarsi, la grande e forte pianta riuscì infine a formare una solida protezione sopra le teste dei compagni.
Il temporale era ormai sopra la foresta, pronto a far piovere fulmini; ma tutti gli alberi erano ora coperti dall’abbraccio protettivo della grande quercia.
“Non devi farlo, grande quercia! Così rischi di farti male!!!”
Gridò Ada sopra il vento, dando voce al timore di tutti.
“Non preoccuparti, cara cucciola di umano: io sono molto forte e resistente, non saranno certo un po’ di fulmini ad abbattermi!”
Spiegò la quercia con voce forte e coraggiosa.
La tempesta andò avanti per ore: cascate di grandine cadevano dal cielo e i tuoni rumoreggiavano, mettendo spesso a tacere lo stesso vento che ululava assordante. Più di un fulmine cadde verso la foresta, ma nessuno di essi riuscì a raggiungere il terreno: vennero tutti fermati prima dai rami
pieni di foglie verdi e lobate della quercia.
Alcuni rami si incendiarono e caddero, ma grazie all’aiuto della pioggia Ada riuscì a spegnerli tutti prima che potessero bruciare il sottobosco. Poi la
foresta, calata nell’ombra quasi come se fosse notte, si illuminò a giorno: l’ultimo, potente fulmine colpì la quercia proprio al centro del suo tronco e una lunga crepa apparve sulla sua solida corazza di legno.
Il temporale era finalmente finito, ma tutti trattenevano ancora il respiro.
“Come state?”
Chiese la quercia agli altri, mentre ritirava le sue grandi fronde.
Tutti la guardarono sorpresi: nonostante la sua ferita, la grande quercia si preoccupava ancora per loro.
Mentre gli altri alberi le passavano delle medicine dal terreno, attraverso le radici, Ada disse in lacrime:
“Non eri obbligata a farlo…”
E la quercia le rispose:
“È importante, per voi umani, imparare da noi alberi una grande lezione: quando c’è un problema, noi piante non lo risolviamo fuggendo, non potremmo nemmeno se lo volessimo! Siamo legate alla nostra terra, per cui affrontiamo i nostri grattacapi con gli strumenti che in milioni di anni di vita abbiamo imparato ad usare. Mentre voi umani… beh, troppo spesso combinate qualche guaio e anziché rimediare vi allontanate il più lontano possibile, provando a dimenticare! Ma quando sia i mari che i monti che le foreste saranno piene di problemi da risolvere, quando anche l’ultimo fiume e l’ultimo mare sarà stato inquinato e le tempeste saranno sempre più distruttive, dove scapperete? Lassù nello Spazio? Inoltre, era mio dovere mettermi in gioco per qualcosa che non riguardava me sola, ma tutti i miei compagni”
Aveva ragione la quercia! Anche Ada ricordava che, una volta… ma smise subito di pensarci … Lo spettacolo che stava ammirando le fece dimenticare ogni cosa: le foglie, caricatesi d’elettricità, erano diventate verde fluorescenti, brillanti. Nel buio del temporale, i colori dell’arcobaleno
conquistarono l’intera foresta, colorandola di splendore. Ghiande arrostite al punto giusto caddero dai rami ed Ada si fermò a festeggiare con una gran merenda assieme ai suoi amici alberi e animali.
“Buone le ghiande arrosto! Me lo segnerò sul mio quadernino!”
Le classi in visita al Parco