La storia di Ada e il Tasso

La piccola Ada era contentissima di essersi trovata nel bosco incantato: quanti colori ruotavano tutti intorno a lei! Molto raramente aveva avuto la fortuna di ammirare qualcosa che non fosse pitturata di spente tonalità di grigio: grigio asfalto, grigio nuvola, grigio
palazzo, grigio macchina, grigio … ora, in mezzo a tutte quelle sfumature di verde rosso giallo marrone si sentiva in cima al mondo!
E, presto, una strana pianta aveva attirato il suo sguardo curioso: aveva una chioma a forma un po’ irregolare, come se non si pettinasse
da un po’, e i rami molto bassi, che iniziavano ad allungarsi già nella parte del tronco più vicina al terreno; la corteccia era di colore bruno rossastro e sembrava screpolata come delle mani lasciate per troppo tempo bagnate, mentre le verdi foglie avevano forma di
linea, appuntite come aghi ma morbide, più scure nella parte superiore e chiare sotto.
Fra queste sbucavano dei pallini rossi, che ad Ada ricordavano i frutti appena mangiati per merenda… che voglia di assaggiarli! All’improvviso però i rami si spostarono e le palline rosse vennero inghiottite dalle foglie. Poi si sentì una voce, che assomigliava molto a quella del vento.
Un vocione quasi severo, che però non sapeva di rimprovero:
“Sta attenta a mangiare i miei arilli, mia piccola amica! Fosse per me te ne darei una montagna, ma il fatto è che il seme al loro interno è velenoso per voi umani!”.
Ada non si spaventò a sentire parlare il gigante di legno. Era tranquilla, come se avesse appena avuto conferma di una realtà che aveva sempre sospettato: anche gli alberi sapevano comunicare! Solo… lo facevano in un modo diverso, sfruttando il vento che passava tra le loro foglie e le radici che viaggiavano lontano nel terreno. Così con calma disse:
“Grazie per avermi avvisata, amica pianta! Sai, è la prima volta che mi allontano dalla mia casa… non so nulla della tua città!”.
Le foglie si mossero, producendo un fruscio che sapeva di risata:
“Lo sospettavo, piccina. Io sono l’albero Tasso e dove mi trovi ora ho sempre vissuto; però anche se si tratta della mia casa, non è una città! Un tempo voi umani la chiamavate foresta, o bosco… ora è da molto tempo che non vedo nessuno di voi, ho tanta voglia di
mostrarti questa verde tana e di raccontarti le sue molte storie! Mi farai compagnia?”
Ada non sperava in altro, si sedette sulla terra (com’era morbida!!) e, cullata dai canti e profumi del bosco, si mise ad ascoltare.
“Apri le mani, per favore”
Le chiese il tasso. Subito una goccia rossa le piovve sul palmo, caduta da un ramo in alto: era un arillo!
“Per entrare in sintonia col bosco, fai ciò che farebbe una delle sue creature. So che, in cuor tuo, sai cosa intendo, cara umana”.
Ada non lo sapeva, ma capiva: mangiò la bacca rossa, stando attenta al suo seme. Mangiata la polpa, piantò con cura il seme dell’arillo, lì vicino all’amico tasso. L’albero le disse:
“Grazie cara, ti sei comportata proprio come avrebbe fatto un gentile uccellino: presto un’altra pianta potrà unirsi alla grande famiglia del bosco! Come ti senti?”.
Ada non era mai stata meglio. Adesso poteva vedere ciò che prima non aveva notato: una coccinella sul dito; una farfalla tutta colorata posata su una foglia; un’ape dorata su un fiore che brillava di viola; un vermiciattolo nel terreno… poteva vedere la vita del bosco! E
il tasso disse:
“C’è forse più vita qui che nella tua città… ma se non si presta attenzione a quel che si vede, molte meraviglie possono sfuggirci. Io lo so perché sono qui da tanto tempo: e, avendo del veleno nel mio corpo, metà delle mie radici sono collegate agli alberi del passato; l’altra metà alla foresta presente; e così i miei rami più alti possono vedere da lontano le piante del futuro. Osserva, mia cara”.
Ada iniziò a sfiorare gli aghi del tasso: non si punse, anzi, le fecero un po’ il solletico. E subito iniziò a vedere funghi giganti; poi degli alberelli grandi come funghetti, che diventavano però sempre più alti e colorati, e pieni di fiori; poi piante tanto grandi che nemmeno dieci umani assieme avrebbero potuto abbracciarne tutto il tronco… sembravano opere d’arte! Quindi si alzò una fiamma, e i molti alberi che la circondavano tornarono nel terreno, come spaventati.
Ne rimase uno solo, che si rannicchiava sempre più, fino a diventare un secco arbusto. Ada era ora quasi in lacrime, ma il tasso la
tranquillizzò:
“L’ultimo albero che hai visto ancora non è nato: potrebbe però non farlo più, se continuerete a dar per scontato il nostro mondo vegetale, senza prestargli la dovuta attenzione . Il mondo cambia, come hai appena visto: sta a chi lo abita decidere se per il
meglio, o per il peggio”.
Ada aveva appena trovato quel luogo verde e incantato, di certo non voleva perderlo:
“Racconterò di te, amico tasso, ai miei amici: la tua casa sarà ancora più bella in futuro, te lo prometto!”.
Insieme, albero e bambina, si misero ad osservare la vita che svolazzava loro intorno: che meraviglia! Ada prese il suo quaderno e, usando i colori della foresta, iniziò a disegnare quel che vedeva; ma… c’erano troppi dettagli e sfumature! Quanto desiderava che quello
spettacolo potesse durare ancora a lungo.
Ada iniziò allora a pensare e a scrivere un piano per far in modo che anche altre persone, nel futuro, potessero vedere tanta bellezza:
“Innanzitutto, bisogna imparare a conoscere il passato e custodirne la memoria, come fa il tasso, per dare la giusta importanza a quel che abbiamo la fortuna di ammirare nel breve presente…”.

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