La storia di Ada e il Ciliegio

Sul bordo del bosco, una pianta si alzava solitaria dall’erba.
Mai prima d’ora ad Ada era capitato di ammirarne una tanto graziosa: non molto alta, il suo tronco grigio era sfumato di marrone, in alcuni casi di colore rossastro. La corteccia riportava numerose lenticelle disposte in piccole linee orizzontali che man mano si sfaldavano in caratteristici sottili nastri che si arrotolavano orizzontalmente.
Presentava inoltre dei tagli dai quali sbucava una specie di resina brunastra: si poteva quasi pensare fosse sangue uscito dalla corteccia,
senonché assomigliava ad un dolce miele che profumava e proteggeva la pelle della bella pianta. La sua chioma, ampia ma non molto folta, era tutta colorata del candore dei suoi meravigliosi fiorellini e macchiata qua e là dalle lunghe foglie penzolanti, intensamente
verdi. Tutt’intorno, i bianchissimi petali danzavano nell’azzurro dei cieli, avvolgendo la graziosa figura della pianta in una leggera veste più morbida della seta.
Ada era rimasta senza parole, ma la sua pur silenziosa presenza non era passata inosservata:
“Buon pomeriggio, piccola visitatrice del bosco. Sono il ciliegio e, chiunque tu sia, ti avviso che sei in anticipo per lo spettacolo”.
Ada fece un po’ di fatica a capirne le parole: sembravano pronunciate verso altri luoghi, come se la chioma parlante fosse rivolta all’orizzonte non verso la bambina. Ada sussurrando rispose:
“A quale spettacolo ti riferisci, grazioso ciliegio?” 
Davvero, non ne aveva idea! E così l’albero iniziò a raccontarle la sua storia.
“Devi sapere che, un tempo molto lontano, questa terra era divisa in due da un grande fiume: da una parte, grandi prati smeraldo; dall’altra, molte piante, fiori e un campo coltivato con cura. Nella metà erbosa, io e la mia famiglia portavano a pascolare i nostri
animali; dall’altra, un contadino lavorava duramente per poter portare in tavola i frutti della terra con cui sfamare la propria famiglia.
Un giorno, mentre i miei animali bevevano le fresche acque del fiume, mi fermai a riposare sulle sue sponde. Di fronte a me, una
splendida fanciulla raccoglieva delle erbe medicinali in mazzolini coloratissimi. I suoi occhi brillavano più del riflesso del sole sullo specchio d’acqua, era una vera e propria stella luminosa … e il suo volto era molto gentile: non l’avevo mai ammirata prima, chissà da dove sarà mai arrivata, pensai. Forse che sia una delle figlie del contadino? Da quel giorno, i nostri cuori sarebbero rimasti legati per l’eternità”
“Com’è possibile legare due cuori?”
Chiese Ada, interrompendo il ciliegio.
“Accade quando due creature si vogliono molto bene”
Rispose il ciliegio, per nulla spazientito. Sembrava gli facesse piacere rievocare quei ricordi.
“Ed è una delle cose più belle che possano capitare ad un umano! Avevo occhi per lei sola; ma ero tanto povero, mentre il contadino sognava un matrimonio principesco per la bella figlia. Presto un qualche nobile l’avrebbe portata a vivere nel suo castello, ne ero sicuro: quanto ero triste! Ma contento, allo stesso tempo, perché lei avrebbe così potuto vivere un ricco futuro. La sorte volle diversamente però: durante una limpida notte di luna piena, le stelle decisero di richiamare a sé la sorella scesa in terra. Così, semplicemente, mentre stavamo parlando coi piedi affondati nel torrente, una luce color perla l’avvolse e lei spiccò il volo e con lei l’intero fiume, che si trasformò nella Via Lattea: un’intera galassia ci separava ora… E oggi mi consolo pensando che una gemma simile fosse destinata davvero a brillare nei cieli. ”
Ada aveva la testa poggiata sulla corteccia dell’albero e l’accarezzava:
“E tu come mai sei un albero adesso?”
Domandò curiosa.
“Ero un po’ triste: ormai potevo vedere la mia gemma solo nelle notti estive… il tempo concesso ad un umano non è infinito, non mi sarebbero mai bastate quelle poche notti in sua compagnia, né potevo aspettare ogni volta un anno! Così le stelle, commosse dal bene
che provavo, mi concessero di trasformarmi in ciliegio, l’albero da lei preferito. Ogni anno, in una particolare notte, possiamo così incontrarci e parlarci, come ai vecchi tempi, dimenticando la nostra lontananza. Quest’anno quella notte speciale sarà questa: la
riconoscerò pur fra miliardi di stelle, come sempre! L’unica differenza è che, da quando sono pianta, riesco ad attenderla con calma, con la gioia con cui si attendono le cose belle. E ho riscoperto il mondo del quale mi stavo dimenticando, perso nella nostalgia: ho
intrecciato un sincero legame d’amicizia con ognuna delle piante del bosco, siamo sempre pronte l’un per l’altra in caso di aiuto… o anche solo per chiacchierare. Per la prima volta da quando persi la mia cara amica… non mi sento più lasciato solo contro tutto l’universo”
Fece un attimo di pausa. Poi il ciliegio concluse:
“Non scordarti mai di voler bene alle persone speciali, mia piccola Ada: e vedrai che la buona stella splenderà sempre, per te”.
Avvolta com’era in vesti di petali, la bambina non avrebbe mai dimenticato quella promessa, così di buon auspicio: la annotò sul quaderno, nel quale pose anche un fiore di ciliegio. Il loro bianco s’era fatto più vivo e rosato nella luce del tramonto, mentre aspettava
assieme all’amica pianta che il Sole facesse posto alle sue più tremule e lontane sorelle.

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