L’ombroso boschetto dove Ada stava riposando si riempì di luce all’improvviso: luminosa, ma non troppo calda.
Fili di sole colpirono il terreno, facendolo luccicare di bianco, poi di smeraldo… piccoli germogli iniziarono ad aprirsi una strada che dal terreno portava al cielo e ben presto Ada si trovò circondata dalle creature più incredibili che avesse mai visto.
“Ti saluto, piccola cara! Sono il Frassino e sono qui quest’oggi perché sono il discendente dell’albero più antico di questo pianeta!”.
Era piuttosto alto, tanto che la bimba non poteva vederne la cima; il tronco era robusto, ma la sua voce rimaneva leggera leggera, quasi un sospiro.
La corteccia era grigiastra con delle vene di colore un po’ più scuro, molto elegante; ma erano le foglie ad attrarre Ada: da un unico rametto, di nome rachide, partivano diverse foglioline una attaccata all’altra, dalle curve morbide che si rincontravano sull’appuntita estremità…. Ada stavolta rimase in silenzio, smarrita ad osservare quelle foglie composte da tante foglioline più piccine.
“Se sei curiosa di conoscerne la storia, entra pure nel mio tronco: così potrò mostrartela!”
Riprese a dire l’albero, parlando come da lontano.
“Ma… come posso entrare nel tuo corpo senza farti del male, signor Frassino?”
Chiese allora Ada. Desiderava tanto conoscere una nuova storia, ma nella corteccia del frassino c’era solo una piccola apertura, forse tana di qualche animaletto… troppo piccola per entrare, anche per lei.
“Devi sapere, piccola amica, che con un po’ d’immaginazione e un pizzico di magia, è sempre possibile trovare una chiave per ogni porta… Anche per quelle che ancora non sono mai state aperte prima!”.
Ada allora provò a immaginare, solo immaginare come potesse essere fatta una chiave per alberi… e magicamente si trovò all’interno del frassino, dentro al mondo del mago Frassino. Sentiva solo una voce:
“Il nome del mio antenato era Yggdrasil ed abitava molto più a Nord di me; però sai, anche noi alberi ci spostiamo col tempo. Come, mi dici? Beh, basta che i nostri semi vengano trasportati lontano dal vento o da gentili animaletti … ed ecco che una pianta può nascere
anche molto lontano dai propri genitori!”.
La voce del frassino si interruppe, come se stesse pensando a qualcuno di tanto amato, ma lontano.
“Mi sto già perdendo, che vecchio chiacchierone!”
Riprese a dire
“Ti stavo raccontando del trisnonno del bisnonno del nonno del nonno del mio caro nonnino: egli non solo fu la prima pianta a comparire sulla Terra, ma era anche così grande che la sua chioma era alta quanto il cielo! Dai rami più alti, le sue foglie riuscivano a vedere al di là dell’azzurro del mondo…”.
Ada non vedeva nulla se non ombra, ma adesso aveva la sensazione di muoversi verso l’alto.
“… e con queste poche foglie, tutta la pianta poteva affacciarsi sull’Universo. Stelle, pianeti e spazio a non finire: che meraviglia, penserai. Invece il nonno ci raccontò qualcosa di ben diverso: guarda te stessa”.
Come per magia nel buio che l’avvolgeva si aprì una porta di luce. Ada si trovava sul tetto del mondo! Aveva i piedi affondati nel fogliame, mentre con lo sguardo poteva vedere ogni cosa, anche oltre la Terra! Però…
“Come puoi vedere, sopra i cieli della Terra c’è molto buio e tanto, tanto freddo! Nessun’altra pianta attendeva il nonno oltre il mondo, nessun segno di Vita”.
Il frassino aveva ragione: vedere lo Spazio, così grande e pieno di misteri, era davvero emozionante; ma la Vita, pensò Ada, tutto quello a cui voleva bene ed amava era laggiù, in Terra, fra le stesse radici degli alberi e nei luoghi persino più impensabili, ma non altrove.
A vivere in mezzo a tante creature, si potrebbe pensare che questa sia la normalità ovunque… Vedere il mondo con gli occhi di Yggdrasil aveva invece mostrato ad Ada come la Vita fosse sempre un dono raro e come tutti gli umani dovessero considerarsi infinitamente fortunati di quel che potevano ammirare sul pianeta Terra: un mondo nato per tutti e di tutti, piante animali o umani che fossero. Forse l’unico disposto ad ospitare la vita.
“Un giorno Yggdrasil affidò i propri semi al vento e ai torrenti, così che si diffondessero per tutto il mondo: le piante conquistarono così le terre emerse e le alghe si fermarono a riposare in fondo al mare, cullate dalle correnti! Pensa piccola Ada, prima di noi piante gli
umani non esistevano e gli animali erano molto, troppo diversi da quelli cui oggi vuoi tanto bene; grazie al nonno invece il mondo si riempì prima di alberi, poi di fiori e colori, poi di infiniti esseri viventi! Usando le sue radici, che arrivavano a sfiorare ogni angolo del
mondo, raccontò a tutti gli alberi questa unica grande verità, affinché mai andasse dimenticata: la Vita che possiamo ammirare oggi non avrebbe mai potuto vedere la luce del sole se non fosse stato per gli alberi; e, senza di noi, non sarebbe destinata a resistere a lungo… Ora torna pure a riposare, piccina, e ricorda agli adulti di non considerare gli Umani come qualcosa di diverso e separato dal resto del mondo: siamo tutti ancora completamente connessi nella grande rete della Natura!!!”.
Detto ciò il frassino tornò in silenzio e Ada si ritrovò di nuovo ai suoi piedi. L’albero allargò le proprie radici e offrì dell’acqua tanto fresca quanto trasparente alla bimba che l’aveva pazientemente seguito in quell’incantesimo: avevano viaggiato, senza mai partire.
Ada si mise comoda sul suo letto di foglie fra le radici, prese la matita e suo fedele quaderno e cominciò a scrivere cercando di raccogliere il vento del sottobosco, con il suo equilibrio, come ogni altra pianta di quel luogo fatato.
Le classi in visita al Parco