Green leaves

exploring your community through a community of practice

ELOGIO AL TOILET COMPOST
(ovvero non sono stronzate)


Strunzo ca sotto a segatura

cu tanta strunze staie.

Tu duorme e stai composto

passeno e mise, n'anno, forse duie

e tu te si cagnate

Tu sive merda, 'nguacchiave,

fetive e me facive schifo.

E mo? E mo si terra nera,

te tenco 'mane e sento addore e funge.

Mo' mo' te voglio mettere int' all'uorte

te voglio fa addiventà

na' nzalata, na' pummarola

e cu nu file d'uoglie, 'ncoppa a na fella e pane

ie te voglio mangià, te voglio assapurà

e maggia arricrià.

Ma po' ce penso, doppo a nu poco e tiempe,

comunque taggia cacà

ma o voglio fà into a nu cesso a secco

accussì 'sta storia nun frennescia maie.

Ma quanta ricchezza, quanta filosofia

se po' truvà into a nu piezzo e merda.

Poesia "frutto" finale del corso di Permacultura di Zebrafarm...

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Risposte a questa discussione

Beh ... ma anche questa è una seria discussione ...
Comunque sono d'accordo!
Concordo con queste iniziative che sono sempre più frequenti. Forse ci si sta sensibilizzando davvero sui temi ambientali ma vorrei fare un appunto un po' fuori dalle righe. non vorrei che agricoltura biodinamica, biologica, sinergica non nascondano dietro un discorso commerciale e di marchio vantaggioso a livello economico. Queste nuove filosofie derivano da delle vecchie tradizioni del passato e non da nuovi studi. Ricordiamoci che la rotazione dei campi è esistita da secoli e che tutt'ora viene praticata e che lo sfruttamento di piante azotofissatrici è un qualcosa di consolidato nella nostra agricoltura sia ortiva che estensiva.
Ben vengano queste iniziative ma stiamo sempre allerta e valutiamo sempre nello specifico la valenza del progetto


Alice Vercesi said:
Un violinista nella metro

Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.

Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.

Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.
Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.

Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.

Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari.

Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.
Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

Ecco una domanda su cui riflettere: "Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?"
Che ne pensate? Io ho dei dubbi forti sia dal punto di vista etico che scentifico. Quanto la clonazione non rimane una scorciatoia utile all'uomo per mantenere il suo stile di vita? Quanto risulta sano per l'uomo e per la natura? Inserire una specie nuova non va a scombussolare l'ecosistema? Come si sente l'uomo ad aver creato un qualcosa di utile a se stesso manipolandola?
Al di la di queste e altre domande secondo me si deve rimanere informati su tutte le posizioni.
Vi riporto un articolo letto oggi sul corriere della sera on line

Vi spiego quant'è buona la banana OGM

Uno scienziato scrive un libro, che anticipiamo,
in cui attacca le posizioni «verdi»

Ha un blog, “ Scienza in cucina”, una rubrica su Le Scienze, “Pentole e provette”, e oggi esce con un libro, Pane e bugie (Chiarelettere). Dario Bressanini, docente di Scienze ambientali all’università dell’Insubria a Como, ha una posizione decisamente pro-Ogm. E non solo. Rifacendosi a Cartesio («Il dubbio è l’origine della saggezza») mette in discussione idee verdi e atteggiamenti ambientalisti. Fa i conti ai “km 0”, al naturale uguale a sano e al biologico che nutre di più. Pregiudizi, sostiene, e mode in cui sguazza l’industria alimentare. In 300 pagine parla di pesticidi e biodiversità. Affronta agricoltura bio e convenzionale da un punto di vista scientifico ed economico. Racconta i primi esperimenti sulle mutazioni e come i risultati sono finiti sulle nostre tavole (senza chiamarsi Ogm) sotto forma di orzi per birra o whisky e grano duro per penne e rigatoni. Si può non essere d’accordo con l’autore, il suo scopo è offrire spunti perché i lettori si formino idee proprie. Anticipiamo qui un capitolo, un assaggio del “metodo” Bressanini:

Ma ’ndo hawaii, se la banana non ce l’hai?», cantavano Alberto Sordi e Monica Vitti nel film Polvere di stelle... Ma la banana a cui si riferiva Sordi, doppi sensi a parte, non è la stessa che mangiamo oggi. Quello dei “buoni sapori di una volta” è un tormentone diffuso… Esistono però casi documentati in cui ciò che si mangia oggi ha un sapore diverso da ciò che si mangiava una volta. La banana è uno di quei casi. Se come me siete nati dopo gli anni Cinquanta, è molto probabile che nella vostra vita abbiate assaggiato sola una varietà: la Cavendish. Ed è molto probabile che fra alcuni anni, forse solo una ventina, questa varietà prelibata non la potremo più assaggiare. Cominciamo dall’inizio.

La banana che noi mangiamo è un frutto sterile, senza semi, di una pianta infertile, cugina mutante di due immangiabili erbe selvatiche della giungla: la Musa acuminata e la Musa balbisiana... È originaria del Sud-Est asiatico, dove migliaia di anni fa qualcuno si imbatté per caso in una pianta mutata geneticamente... Era un triploide, cioè aveva tre serie di cromosomi invece delle solite due... Ma se quella pianta primordiale era sterile, come è possibile che ora noi possiamo gustare la dolce polpa senza semi della banana? Semplice: si prende un tralcio dalla base del fusto e lo si pianta. Ogni pianta è a tutti gli effetti un clone... Per inciso, da molto tempo i “creatori di nuove varietà agricole” (i breeders) usano questo trucco per ottenere frutta o verdura senza semi, avendo scoperto sostanze chimiche che alterano il corredo cromosomico... Pensavate che i pompelmi senza semi, l’anguria senza semi, i mandarini senza semi e così via fossero stati selezionati nel corso dei secoli da contadini con il cappello di paglia, la camicia a scacchi e un filo d’erba in bocca, come vuole l’immaginario popolare? Scordatevelo. Scienziati in camice bianco, maschera e tuta sterile hanno manipolato gli embrioni di quelle piante, sottoponendole all’azione della colchicina o di altri procedimenti mutageni, al fine di ottenere delle varietà commercialmente interessanti…

CLONATE IN LABORATORIO
Oggi per generare nuove piante di banano si utilizzano, come per molte altre colture, le biotecnologie, e vengono preparate le cosiddette “colture cellulari”. In breve, le cellule della pianta vengono cresciute in laboratorio, fatte replicare, stimolate a diventare embrioni e quindi lasciate trasformare in germogli. La clonazione in laboratorio (vi ricordate della pecora Dolly?) è per le piante una realtà già da molto tempo, ed è ampiamente sfruttata commercialmente per frutta e verdura, fiori e piante ornamentali... Sfortunatamente la Cavendish viene attaccata da alcuni funghi (genere Mycisohaerella) che causano due malattie dal nome minaccioso: la Sigatoka gialla e la Sigatoka nera. L’uniformità genetica della banana fa sì che tutte le piante siano egualmente minacciate dalla malattia. Già oggi questi funghi riducono le rese della metà in molte piantagioni di piccoli agricoltori dei Tropici, e la situazione peggiora di anno in anno, mentre il fungo avanza in tutto il mondo… Non ci sono rimedi efficaci perché il fungo è molto persistente nel suolo. Ma anche se ci fossero avrebbero ricadute negative sull’ambiente e sui costi sostenuti dai piccoli e medi produttori, a tutto vantaggio delle multinazionali bananiere... Emile Frison, direttore belga dell’International Network for the Improvement of Bananas and Plantains (Inibap), prevede «un drastico declino nella produzione di banane a livello mondiale, e forse anche un completo collasso della banana come frutto da esportazione e di sussistenza».


DALLA TAVOLA AL ROCK - la banana disegnata da Andy Warhol (1967) per la copertina dell’albumThe Velvet Underground & Nico: la prima vera riconoscibile icona del nuovo rock
Nonostante molti associno le banane solamente alle multinazionali, milioni di poveri nel mondo sopravvivono grazie a questo frutto. ... In Uganda ogni persona mangia in media 450 kg di banane all’anno e un terzo della terra coltivata è dedicata al banano! ... Poiché giungono a maturazione in ogni periodo dell’anno possono fornire cibo in modo continuo. In Uganda purtroppo l’arrivo del fungo negli anni Ottanta ha ridotto le rese del 40 per cento. I piccoli agricoltori, non potendosi permettere i fungicidi, sono costretti a lasciar morire le piante. Una cosa simile sta accadendo in Amazzonia. Le multinazionali delle banane hanno per decenni cercato con scarso successo di creare con metodi tradizionali una nuova varietà di banana resistente ai funghi. L’unica varietà sviluppata negli ultimi decenni immessa sul mercato ha un gusto di mela più che di banana, e si trova solamente a Cuba. David McLaughlin, dirigente della Chiquita, ha dichiarato che l’azienda, dopo quarant’anni di tentativi costati milioni di dollari, preferisce investire in ricerca su nuovi fungicidi, ed è molto riluttante a tentare la strada delle biotecnologie a causa di possibili reazioni dei consumatori. I fungicidi però sono costosi, e i piccoli produttori non se li possono permettere.

Un consorzio mondiale sta sequenziando il genoma della banana. I ricercatori sperano di trovare geni di resistenza ai funghi e alle altre pesti in alcuni banani selvatici, e di trasferirli con le biotecnologie nella Cavendish, nella Gros Michel o in varietà utilizzate localmente nei Paesi poveri. L’ingegneria genetica è il metodo più promettente perché consente di “incrociare” varietà che non si possono ottenere in modo convenzionale a causa della sterilità. Mangereste una banana Ogm che contiene il gene di un’altra banana? Io sì, senza nessun problema.

MUTAZIONE O ESTINZIONE
...Oggi nelle piantagioni di banane si fa largo uso di sostanze chimiche tossiche affini agli insetticidi. Queste sostanze possono creare disturbi neurologici, sterilità e leucemia nei lavoratori delle piantagioni. In più uccidono indiscriminatamente gli animali invertebrati presenti nel suolo. La malattia chiamata Sigatoka nera è controllata con ripetute spruzzate di fungicida, fino a una ogni tre giorni... L’Università del Costa Rica afferma che un quinto dei lavoratori maschi delle piantagioni di banane è sterile, e che le donne hanno il 50 per cento di probabilità in più di sviluppare la leucemia e di avere figli con difetti genetici.

In linea di principio una banana Ogm comporterebbe vantaggi economici, ambientali e sanitari: ridurrebbe le spese per fungicidi e altre sostanze chimiche tossiche, e quindi anche i piccoli coltivatori ne trarrebbero beneficio. Ridurrebbe poi i danni all’ambiente e ai lavoratori ... Le rese delle piantagioni aumenterebbero, e questo avvantaggerebbe anche chi produce i frutti per la propria sussistenza. Anche la biodiversità ne sarebbe arricchita perché aumenterebbe il numero di varietà e questo contribuirebbe a migliorare la resistenza ai virus. Se avete sentito dire che gli Ogm sono contro la biodiversità, be’, non è mica vero in generale (diffidare sempre delle affermazioni generali non dimostrate) e questo è un esempio concreto. ... Non tutti i ricercatori pensano che le biotecnologie siano la strada migliore per salvare la banana... Alcuni scienziati stanno cercando di ottenere ibridi resistenti al fungo mediante i più convenzionali incroci. ... Per darvi un’idea dell’impresa quasi impossibile vi basti pensare che a questo scopo sono state impollinate manualmente circa trentamila piante di banana con polline prelevato da banani selvatici. Dalle piante impollinate sono state raccolte quattrocento tonnellate di frutti, che hanno prodotto quindici (!) semi, di cui soltanto cinque (!) sono germogliati. ... Per verificare le caratteristiche dell’ibrido bisogna aspettare diciotto mesi: il tempo impiegato dalla pianta per produrre i frutti. Per le varietà come la Cavendish, che non riesce neanche a produrre quei cinque semi essendo completamente sterile, la modificazione genetica è l’unica possibilità. Ogm o estinzione.

...In generale si teme che gli Ogm possano ridurre il numero di varietà coltivate rendendole più vulnerabili a determinate malattie. Anche qui, si tratta di un’eventualità da studiare seriamente, ma non riguarda solamente gli Ogm: l’agricoltura biologica ad esempio, non potendo avvalersi di fitofarmaci che non siano di origine naturale, coltiva alcune varietà agricole più resistenti alle pesti di altre. Se domani tutti gli agricoltori diventassero “biologici” avremmo una riduzione della variabilità genetica, perché non tutte le varietà possono essere sfruttate senza trattamenti chimici. D’altra parte, così come gli Ogm potrebbero diminuire la variabilità genetica, d’altro canto potrebbero anche aumentarla, rimettendo in gioco varietà commercialmente quasi estinte. Qui è obbligatorio citare l’esempio del pomodoro san Marzano, non più coltivato per la vendita perché, tra le altre cose, troppo suscettibile a un virus. Il san Marzano Ogm resistente al virus c’è già ed è tutto italiano, ma la drastica opposizione agli Ogm in Italia lo ha per ora bloccato...

Non stupisce allora che l’Uganda sia uno dei maggiori finanziatori, con l’Italia, dell’Istituto internazionale per le risorse fitogenetiche (Ipgri), il più grande istituto internazionale, collegato alla Fao e con sede a Roma, che si occupa unicamente della conservazione e dell’uso delle risorse genetiche vegetali. ... Spiace sbatterlo in faccia così brutalmente, ma l’unica cosa che l’opposizione agli Ogm ha ottenuto finora è un rallentamento della ricerca pubblica e internazionale, cioè quella che potrebbe aiutare i produttori locali e i contadini poveri del mondo. Più ci si oppone, più la ricerca pubblica viene indebolita, a tutto vantaggio della ricerca delle multinazionali che, solo a parole, gli attivisti anti Ogm dicono di voler combattere.



Andrea Tosini said:
Concordo con queste iniziative che sono sempre più frequenti. Forse ci si sta sensibilizzando davvero sui temi ambientali ma vorrei fare un appunto un po' fuori dalle righe. non vorrei che agricoltura biodinamica, biologica, sinergica non nascondano dietro un discorso commerciale e di marchio vantaggioso a livello economico. Queste nuove filosofie derivano da delle vecchie tradizioni del passato e non da nuovi studi. Ricordiamoci che la rotazione dei campi è esistita da secoli e che tutt'ora viene praticata e che lo sfruttamento di piante azotofissatrici è un qualcosa di consolidato nella nostra agricoltura sia ortiva che estensiva.
Ben vengano queste iniziative ma stiamo sempre allerta e valutiamo sempre nello specifico la valenza del progetto


Alice Vercesi said:
a proposito di dario bressanini volevo informarvi che presenterà il suo libro "pane e bugie" martedì 27 alla feltrinelli in corso buenos aires alle 18.30, sarebbe da andare a tirargli uova e pomodori marci, ovviamente geneticamente modificati, almeno potremo dire anche noi che per alcuni scopi i prodotti naturali e quelli modificati sono uguali.
questo è un pezzo de La Principessa Mononoke di Miyazaki, è un cartone animato molto bello e poetico sul rapporto tra gli esseri umani e la natura, se vi capita di trovarlo tutto vedetevelo
http://www.youtube.com/watch?v=o2J8J16205Q
se ti interessa io ho l'intera filmografia di Miyazaki .... tutti i suoi anime sono incentrati sul tema del rapporto dell'uomo con la natura.
L'ultimo unicorno
Nausicaa nella valle del vento
Laputa il castello nel cielo

Altri invece sono concentrati sulla stupidita della cupidigia umana
Il castello errante di Holw
La città incantata

Oltre ad essere tutti molto belli graficamente hanno alla base delle sceneggiature e delle storie molto forti e ben strutturate!!!
segnalazione
momenti di contemplazione

Alice Vercesi said:

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