Da sempre, l'uomo ha un rapporto difficile con la natura. Da un lato, la considera come casa e madre, fonte di quegli elementi indispensabili per la sopravvivenza (acqua, cibo e riparo); dall'altro, ne riconosce la pericolosità. Nel mondo antico, animali feroci, tempeste e malattie erano problemi reali, spesso di difficile soluzione: una sorta di conflitto perenne tra uomo e natura, che ha lasciato tracce nei miti e nelle leggende.
Tra questi, al primo posto il mito dell'eroe: presente in quasi tutte le culture, rappresenta la forza dell'umanità, un insieme di valori e regole, contro le sfide della natura.
Dal mondo greco arriva la storia di Eracle, figura per definizione al confine (è un semidio: né divinità né semplice mortale). Eracle ha un rapporto bivalente con la natura: rappresenta la forza della civiltà che doma l'ambiente ostile, simboleggiato da creature come il leone di Nemea, l'idra di Lernia e gli uccelli della palude di Stinfalo; però è anche l'uomo diviso tra due aspetti, quello “civilizzato”, che lo spinge ad aiutare gli altri, e quello “naturale”, caotico, causa delle sue collere improvvise e dei suoi comportamenti più devastanti.
Nelle byliny, i poemi epici della tradizione russa, si racconta della battaglia tra il cavaliere Il'ja Muromec ed il brigante-stregone-mostro Usignolo. Il'ja è il simbolo dei valori dell'uomo, della sua civiltà politica e dell'ordine, anche religioso; Usignolo, invece, incarna la natura “cattiva”: il suo rifugio-nido è nei boschi e lui stesso è una creatura “corrotta”, più bestia che uomo.
Dal mondo antico, questa dicotomia si trasferisce nella letteratura, diventando rilevante nell'Ottocento. Attenti al conflitto tra ragione e sentimento, gli scrittori del tempo danno nuova luce al rapporto tra uomo e natura.
Herman Melville ambienta la sfida sul mare: l'uomo è il capitano Achab mentre la grande balena bianca, immensa e misteriosa, concretizza le forme smisurate, selvagge e non definibili del mondo naturale.
In Dracula, Bram Stoker racconta di come Dracula, simbolo delle forze più oscure, indomabili e selvagge, voglia dominare Londra, bastione della morale vittoriana. La sconfitta finale del Conte ristabilisce il dominio dell'ordine e della disciplina inglese.
Tuttavia, non è sempre necessario arrivare al conflitto: uomo e natura possono convivere, magari con qualche accorgimento. E, come al solito, miti e leggende narrano, a modo loro, metodi e risultati dei rapporti pacifici.
Le leggende medievali parlano dell'uomo selvatico: sorta di strana creatura, metà bestia e metà uomo, che vive nelle selve ed è generalmente ostile al resto dell'umanità. Se però riceve qualcosa di umano, come la gentilezza, si rabbonisce ed insegna agli uomini i segreti della pastorizia e delle erbe.
Invece, i Sioux narrano la storia di Zuzeca, lo Spirito del Serpente: in caso di attacchi o minacce ai suoi figli, i serpenti a sonagli, reagisce con maledizioni che possono portare alla mutazione od alla pazzia. Quando viene avvicinato con rispetto, invece, rivela all'uomo segreti nascosti e conoscenza preziosa. Più concretamente, ai Sioux veniva insegnato a spostare i crotali senza ucciderli, ed ad usarli per difendere le scorte di cibo da topi e roditori.
Dal cieco contrasto, si passa, quindi, ad un’esortazione al rispetto; la paura verso l’indomabile si attenua con il progredire di scoperte e conoscenze.
Il rapporto fra uomo e natura, tuttavia, resta molto delicato, in continuo equilibrio fra convivenza e sopraffazione, ora dell’uno, ora dell’altro…e i confini continuano a mutare.
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Vorrei mostrarvi questo bellissimo esempio di natura che si riappropria dei suoi spazi...ogni volta che penso a quest'argomento mi tornano alla memoria queste immagini...lo facciamo lì il viaggio di fine Servizio Civile? :)
https://www.google.it/search?q=angkor+wat+cambogia&es_sm=122&am...
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