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Durante l'ultimo incontro di formazione, ci è stato illustrato il fenomeno delle wunderkammer, che molti riconducono ad un successivo sviluppo delle esposizioni museali.

In quest'ottica, dunque, le wunderkammer assumono certamente connotazioni positive, ovvero l'intento filantropico di divulgazione scientifica e, ancor prima, l'attenzione naturalistica verso la conservazione delle meraviglie naturali.

Spesso, però, la “camera delle meraviglie” consisteva in una consistente collezione privata, frutto di esorbitanti spese economiche, sostenute da ricchi personaggi, in cui trovavano posto le più svariate bizzarrie. Le “meraviglie” esposte più ricercate erano feti gemellari e/o deformi di vari animali (uomo compreso), corpi di animali esotici impagliati, rami di corallo, pietre rare, zanne di elefante...

Decade così tanto l'intento divulgativo, quanto quello conservativo, inteso a tutelare un esemplare o un elemento naturale.

Le wunderkammer appaiono quindi come il risultato di un collezionismo morboso e capriccioso, per nulla rispettoso dell'ambiente e della natura: esuberanti e facoltosi signori non avrebbero esitato a sacrificare cuccioli o adulti di qualsiasi specie, a irrompere in qualsiasi ecosistema, testimone del fascino esotico del Nuovo Mondo, pur di appagare la loro crudele curiosità.

Curiosità che perde, nella smania di possesso, ogni accezione positiva: non è certo la sete di conoscenza a smuovere il visitatore delle camere delle meraviglie!

Possedere oggetti definibili come naturalia, è indice di prestigio e potere: il potere che l'uomo, con il denaro, afferma sulla natura.

Le wunderkammer rappresentano, a mio parere, le forme iniziali del bracconaggio, della caccia di frodo e del contrabbando di elementi naturali protetti. Le nuove wunderkammer si riempiono oggi di corni di rinoceronte, di mani di gorilla, di serpenti esotici, di tigri chiuse in gabbie nascoste nei giardini, di orsi che pedalano su un monociclo sulla pista di un circo....

La straordinarietà della natura merita rispetto, e, se la sua accessibilità comporta una violenza contro di essa, dovremmo imparare a rinunciare a goderne sempre e a tutti i costi.

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Risposte a questa discussione

Durante l'ultimo incontro di formazione, ci è stato illustrato il fenomeno delle Wunderkammer, che come detto da Marta, molti riconducono ad un'idea "primordiale" di museo. Durante l'incontro però abbiamo associato a questo fenomeno anche il concetto di meraviglia sul quale voglio esprimermi grazie anche le parole di Franca Zuccoli tratte dal libro "Dalle tasche dei bambini..”

"I sassi colorati mi attirano perché mi fanno sentire felice" Luca B., 11 anni.

«Il mio Museo non costa nulla; si potrebbe perfino chiamare museo dei poveri, se non avesse il pregio di giovare quanto e più di quelli ricchi; scatolette, bottoni, semi, noccioli, tubetti, fili, chiodi, fettuccine, figurine, boccette, tappi, campionari di tessuti, di carte, di trecce, ninnoli vari, palline, vasetti, sacchetti, cartoline; e materie varie: cera, ferro, stagno, marmo, legno, pelle, vetro...». Sembra banale? Non lo è di certo. Qui parliamo di elaborazione del pensiero, di stimoli che si faranno creatività, di acquisizione e accumulo di consapevolezza, ciò che poi consentirà di rispettare e amare quel che di più bello la mente umana ha e avrà osato concepire.»

Che si tratti di biglie, foglie, carte varie, conchiglie, tappi o quant'altro, la raccolta spontanea di cose e di oggetti a cui i bambini in modo naturale si dedicano, fà si che dalle loro tasche entri ed esca di tutto. Esse diventano così luoghi segreti di meraviglia,rigonfi di tesori che si posso interpretare come delle piccole wunderkammer itineranti.

Dato ciò il se prima le Wunderkammer ,potevano considerarsi un mero e morboso collezionismo qui rappresento il "mondo" segreto e meraviglioso, in cui il bambino ripone,conserva e in qualche modo colleziona ciò che lo rappresenta e in cui si riconosce.

Ilaria e Marta hanno esposto riflessioni molto belle riguardo le Wunderkammer, ma forse è utile fare un passo indietro e spiegare la nascita delle così dette "stanze delle meraviglie".

Quello delle Wunderkammer fu un fenomeno tipico del 500, che però affonda le sue radici nel Medioevo, e si protrasse per tutto il Seicento e Settecento favorito dal tipico amore per le curiosità scientifiche, proprie dell'Illuminismo.

Il termine fu usato in origine per indicare l’ambiente («camera delle meraviglie») di una residenza destinato a raccogliere esemplari rari o bizzarri di storia naturale o artefatti.

Per quanto le Wunderkammer in un certo modo vengono considerate all'origine del concetto moderno di museo, queste non avevano le caratteristiche della sistematicità e del metodo. Tutti gli oggetti che destavano meraviglia erano legati all'idea di possesso da parte di collezionisti privati. Scopo del collezionista era quello di riuscire ad impossessarsi, talvolta pagando cifre molto cospicue, di oggetti straordinari provenienti dal mondo della natura o creati dalle mani dell'uomo.

Quelli che la natura stessa forniva erano detti, con termine latino, naturalia e potevano avere in sé qualcosa di eccezionale relativamente alla forma o alle dimensioni, come, ad esempio, una coppia di gemelli con una parte del corpo in comune, animali con due teste, pesci o uccelli rari o sconosciuti, ortaggi o frutti di dimensioni superiori alla media.

Diversi ma ugualmente ambiti erano gli oggetti creati dalle mani dell'uomo, detti artificialia, particolari per la loro originalità ed unicità, fatti con tecniche complicate o segrete e provenienti da ogni parte del mondo. Tutti questi reperti erano mirabilia, ovvero cose che suscitavano la meraviglia.

Essi venivano disposti a caso in una stanza, destinata a raccoglierli, le cui pareti erano rivestite di scansie di legno dove trovavano posto barattoli di vetro contenenti parti del corpo umano immerse in un liquido che avrebbe dovuto favorirne la conservazione, feti, animali deformi, rocce o pietre rare, zanne di elefante, rami di corallo, piante rare essiccate.

Agli scaffali si alternavano armadi e stipetti. Questi ultimi ospitavano un'infinità di cassetti di ogni misura, in cui erano raccolti gli oggetti più piccoli o più preziosi, come perle deformi, pietre preziose rare, semi di frutti esotici. Piccole vetrine contenevano gioielli oppure oggetti preziosi unici nel loro genere, ottenuti con l'uso di perle deformi o rami di corallo di colore o forma assai rara.

Degni di essere collezionati venivano considerati anche oggetti come libri, stampe rare, quadri cammei, monte antiche ecc.

Poiché però tutti questi oggetti avevano un prezzo ingente, possedere una Wunderkammer degna di essere mostrata agli amici e ad illustri visitatori non era un fatto molto comune: generalmente averne una era appannaggio di re e nobili, di emeriti scienziati e di uomini dotti e ricchi, di conventi e monasteri.

Soprattutto in questi ultimi due luoghi era possibile trovare Wunderkammer piene di rarità provenienti anche da donazioni, eredità ed ex voto offerti in cambio di grazie ricevute.

L'accumularsi di "naturalia" e "artificialia" nelle Wunderkammer diede luogo, in un certo momento, verso la fine del XVII secolo, alla costituzione di veri e propri musei, allorché i monaci delle abbazie o i possessori privati di camere delle meraviglie decisero di ordinare e catalogare la quantità incredibile del materiale raccolto e di consentirne, sia pure con molta iniziale cautela, la fruizione al pubblico.

Wunderkammer famose furono quelle di Rodolfo II d'Asburgo (1552 - 1612), di  Federico Augusto Il Forte, principe elettore e re di Polonia (1679 - 1733), di cui esiste ancora la "Grunes Gewolbe" o Cripta Verde a  Dresda, di Anna Maria Luisa de'Medici (1667 - 1743), la  Camera dell'arte e delle curiosità di Ferdinando IId'Asburgo e, fra le abbazie, le Wunderkammer del Monastero di San Martino delle Scale vicino Palermo, che, nei primi decenni del XVIII secolo si trasformò in museo per poi venire smembrato nella seconda metà del  XIX secolo.

sitografia:

www.wikipedia.it/wiki/wunderkammer

www.treccani.it/enciclopedia/wunderkammer

 bibliografia:

Giacomo Devoto Gian Carlo Oli "il Devoto-oli, vocabolario della lingua italiana 2009"

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