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Per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa ….” Camaldoli - Toscana

Ho partecipato recentemente (fine luglio) ad una settimana particolare ... un breve periodo di studio su tematiche antropologiche (“Per sora nostra mader terra, la quale ne sustenta et governa ….” – San Francesco – mondo naturale e civilizzato secondo la prospettiva di un eco-umanesimo).
Il seminario è stato organizzato nel monastero di Camaldoli (per chi non la conosce … una comunità molto aperta e viva!)

Visualizzazione ingrandita della mappa Cinque giorni interi, intensi, durante i quali cinque relatori si sono avvicendati e hanno dato il loro contributo al dibattito. Alcuni sono stati molto significativi, altri meno … secondo me. In ogni caso l’esperienza è stata molto bella e significativa, sia per le persone incontrate (eravamo più di 40) che per l’ambiente circostante (siamo nel parco nazionale delle foreste Casentinesi).

Il corso non aveva, ovviamente, intenzioni “indottrinanti”. Semplicemente voleva raccogliere alcune voci, contributi, da persone di diverse esperienze ed estrazioni culturali. E quindi dare una possibile lettura critica di stampo cattolico.

Il primo relatore è stato Michele Luzzatto – biologo evoluzionista – saggista – con la relazione dal titolo “Il concetto di natura dopo Darwin”. Qui puoi vedere una intervista a Luzzatto al Museo di Scienze Natur...
Luzzatto ha narrato con grande lucidità e passione di Darwin e del percorso storico del pensiero relativo all’evoluzionismo. Parole ricorrenti sono state, ovviamente, evoluzione, tempo (il suo scorrere – in particolare il concetto di tempo profondo), cammino, diversità, aberrazione, scomparsa, … Riporto anche alcune frasi e alcune domande che sono state evocate (anche in più occasioni). “ … chi individua l’aberrazione giusta è vincente, chi prosegue lungo la strada maestra è perdente …”
“ … accettare di essere battuti dai figli …”
“esistono spazi biologici tra le specie?”
“il DNA dell’uomo è stranamente molto uniforme …”
“… non è indispensabile che si diventi sempre più complessi …”
“Dio ha predilezione per i coleotteri … ce ne sono moltissimi!”
“Ricordati che è lotta!”
“L’uomo oggi può mettere nel sacco l’evoluzione”


“ … non esiste un sentiero, la strada la fai tu andando ..” (Machado)
Viaggiatore,
sono le tue orme
la strada, nient’altro;
Viaggiatore,
non esiste un sentiero,
la strada la fai tu andando.
Mentre vai si fa la strada
e voltandoti
vedrai il sentiero che mai
più calpesterai.
Viaggiatore,
non esiste una strada,
ma solo scie nel mare.”


Caminante, son tus huellas
el camino y nada más;
Caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace el camino,
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante no hay camino
sino estelas en la mar


Ci sarebbe molto da dire e da discutere su queste frasi …
Una sola riflessione, per riprendere le sollecitazioni di Michele Luzzatto.
La biologia si pone la domanda su quali siano le caratteristiche più importanti affinché il genere umano (ma non solo lui) non si estingua. Sto pensando al movimento e alla comunicazione …
Movimento: diminuisce quello fisico … aumenta quello “assistitito” (a Camaldoli abbiamo visto anche il simpatico film “Wall-e”
Comunicazione: aumenta a dismisura la quantità di informazione … diminuisce il contatto tra le persone.
Che sia ora di smetterla di fare il Dodo?
Da Camaldoli

Durante la seconda giornata Marcello Pazzaglini – architetto della Università Sapienza di Roma – ha dato il suo contributo sul tema “Uomo, architettura, natura: paesaggio della sostenibilità” La relazione è stata interessante e chiara, anche se, io credo, un po’ superficiale. La tematica era sicuramente molto vasta (troppo!). Sarebbe stato utile insistere maggiormente sul tema della sostenibilità. Pazzaglini ha parlato di estetica, funzionalità, modificabilità. Ha paragonato l’edificio ad un organismo vivente (F.L.Wright) in continuo dialogo con l’esterno, non separato da esso, ma pur sempre alla ricerca di una sua identità e di un suo equilibrio (a difesa della sua entropia). La sfida di un architetto è quella di creare qualità in un mondo che ne ha sempre di meno … Un edificio (come un organismo vivente) dovrebbe contenere al suo interno i germi della modificabilità (anche il monastero di Camaldoli è mutato nel corso dei suoi 1000 anni di storia, per venire incontro al mutare della storia intorno a lui). Per bene progettare occorre osservare la natura e predisporre ad essa i nostri migliori sentimenti. Ma occorre anche osservare l’infinitamente piccolo (una cellula, la rete neuronale, le strutture frattali). Per poter progettare “alberi”, “conchiglie” (sempre secondo F.L.Wright) e per catturare le energie del cosmo (Le Corbusier). In questo contesto il discorso sulla sostenibilità fa capolino nel momento in cui si parla del verde pubblico e della sua importanza come verde diffuso. All’interno di una città che dovrebbe abolire le periferie a vantaggio di una serie di piccoli centri collegati tra di loro. La sostenibilità presuppone l’integrazione (connessione degli spazi ad uso di tutti). Pazzaglini parla tra le altre cose di “consumo abnorme del territorio – effetto sproll – marmellata urbanistica” sia nelle nazioni del mondo occidentale (distese continue di villette) che in quelle in via di sviluppo (favelas, townships, bidonvilles). Della necessità che si arrivi al valore zero di emissioni di CO2 e ad una migliore gestione del sistema di rifiuti che “avvolge” il nostro mondo.
Da Camaldoli

Fausto Manes - ecologo della Università Sapienza di Roma – durante il terzo giorno ha espresso le sue idee a proposito di “Ecologia e sviluppo sostenibile”. Anche in questo caso la relazione – forse anche più di quella precedente – è risultata un po’ superficiale (almeno per il sottoscritto). Soprattutto è sta un po’ troppo “scolastica”. Il relatore ha affrontato i concetti chiave dell’ecologia ovvero i diversi sistemi di organizzazione della vita: molecola, cellula, organismo, popolazione, comunità, ecosistema, paesaggio. E’ stato messo in evidenza come la complessità vada in questo modo aumentando e ogni qual volta si faccia un “salto” di categoria nascono nuove proprietà prima non presenti. Anche il semplice incontro di due cellule, due organismi, due popolazioni, … crea maggiore complessità rispetto al punto di partenza. E’ stato definito il concetto di “capacità portante” … ovvero che all’umanità oggi occorrerebbero almeno due o tre pianeta Terra. 1 cittadino USA “pesa” come 2 cittadini EU, come 10 cinesi, come 20 indiani, come 30 africani! Ovviamente a questo punto sono emerse le connessioni evidenti tra ecologia, economia, etica e politica. L’uomo si sta dimostrando assai capace di modificare i cicli naturali. Sarà in grado di utilizzare scienza e tecnologia per evitare danni peggiori?
Secondo Manes l’ottimismo è doveroso! Però le sue semplicistiche affermazioni non mi soddisfano! Sembra proprio che lo sviluppo possa crescere indefinitivamente! Senza bisogno di una necessaria decrescita (spontanea o indotta dall’alto).
A proposito della politica: secondo Manes il problema è che la Politica è diventata professione e … la Professione si è tramutata in politica! Notare le maiuscole e le minuscole.
Una maggiore coscienza da parte dell’uomo si è materializzata qualche decennio fa con l’ipotesi di Gaia. Per questa cosa è stata utile la possibilità di osservare il nostro pianeta dallo spazio (una palla azzurra e verde …). Al politico odierno manca la capacità (o la voglia?) di “volare” e di osservare le cose da un punto di vista distaccato.
Il discorso non poteva non cadere quindi sul nucleare – che in questi tempi si sta affacciando nuovamente alla nostra finestra. Al di là di ogni considerazione di parte, quello che è emerso dal dibattito (che ha animato tutti gli incontri con i 5 relatori) è l’incapacità tutta italiana di non essere riusciti a sfruttare un “vuoto” decennale per costruire altro!
Forse occorre un intervento divino!
Da Camaldoli

E qui giunge il notevole contributo di Rosanna Virgili – biblista dell’Istituto Teologico Marchigiano – con la relazione “I Giganti, gli eroi e le figlie degli uomini”. Rosanna Virgili è molto brava e riesce a far apprezzare anche ad un ignorantone come me la ricchezza di alcuni testi biblici e soprattutto l’enorme possibilità di interpretazione degli stessi. Soprattutto la Genesi viene utilizzata per parlare del rapporto tra l’uomo e la natura. Ma non solo. I testi biblici non vengono utilizzati come lettura immediata, ma mediata da una interpretazione (che in alcuni casi è molto controversa). Come nella vicenda che dà il titolo alla relazione della Virgili. Genesi 6 1 - Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 - i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.
3 - Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
4 - C'erano sulla terra i Giganti (Nephilim) a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
5 - Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male.
6 - E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.
7 - Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti».
8 - Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.


La Bibbia contiene in sé un elemento evolutivo, infatti il suo schema narrativo prevede una serie di fasi successive e queste portano a momenti di compimento e di separazione.
Adamo completa l’opera creatrice divina attraverso la separazione (da Dio stesso ma anche attraverso i discendenti di Caino).
Da qui nasce l’Homo Faber, il costruttore di città, l’agricoltore (in contrapposizione al precedente pastore). Il senso pratico della donna riveste in questo periodo un ruolo molto importante (simbolo di sapienza e di tecnica, ma anche di seduzione).
L’uomo lotta con la natura!
Ma c’è un limite! Il diluvio universale!
Nasce quindi l’Homo Sapiens, in un contesto meno antropocentrico.
Il re Salomone è il perfetto rappresentante di questo stadio dell’umanità. Ascolta, è sapiente, è umile (… sono di terra …), è catalogatore. Salomone è anche botanico e zoologo. Legge Dio nella natura.
Uomo e animale non sono dissimili – sono separati, ma di uguale dignità.

Qohelet
Infatti il destino degli uomini
e la sorte delle bestie è uguale;
muoiono,
e il soffio vitale è uno,
l'uomo non è superiore alla bestia.
Tutto è vuoto e vanità.
Vanno a finire nello stesso luogo
usciti dalla polvere
ritornano nella polvere.


Proverbi:
30:24 - Quattro esseri sono fra le cose più piccole della terra, eppure sono i più saggi dei saggi:
30:25 - le formiche, popolo senza forza, che si provvedono il cibo durante l'estate;
30:26 - gli iràci, popolo imbelle, ma che hanno la tana sulle rupi;
30:27 - le cavallette, che non hanno un re, eppure marciano tutte insieme schierate;
30:28 - la lucertola, che si può prender con le mani, ma penetra anche nei palazzi dei re.


L’Homo Liturgicus è l’ulteriore evoluzione. E’ colui che si prende cura! Ritorna la femminilità.
I Salmi ben rappresentano questa condizione umana. L’uomo si sente fragile. Tutte le realtà del mondo vengono trasformate in preghiera … La natura, l’universo delle cose, che rivela la gloria di Dio.

Salmo 148
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell'alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte su schiere.

Lodatelo, sole e luna,
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
Lodatelo, cieli dei cieli,
voi acque al di sopra dei cieli.
Lodino tutti il nome del Signore,
perché egli disse e furono creati.
Li ha stabiliti per sempre,
ha posto una legge che non passa.

Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti abissi,
fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che obbedisce alla sua parola,
monti e voi tutte colline,
alberi da frutto e tutti voi, cedri,
voi fiere e tutte le bestie,
rettili e uccelli alati.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le fanciulle,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore:
perché solo il suo nome è sublime,
la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli.
Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
E' canto di lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo che egli ama.


L’Homo Liturgicus trova il suo compimento, e supera il suo limite, con l’agape, l’amore fraterno, incondizionato e assoluto. (Dov’è l’abbiamo perso???)
Gesù Cristo interrompe il grido dell’agnello nel tempio (il sacrificio) e diventa lui stesso Agnello.
La fiducia del cattolico attento e illuminato (… non so se possiedo questa fiducia … mi piacerebbe, ma ho qualche dubbio …) è che non ci può essere nessuna Apocalisse! Non nel senso che diamo comunemente a questa parola. Dovrebbe nascere probabilmente un nuovo Homo …
In definitiva è interessante questa ripartizione in tre “periodi” caratterizzati da tre personaggi biblici: Noè, Salomone, Paolo di Tarso (che rappresenta la chiesa in cammino a partire dalla morte del Cristo).
Da Camaldoli

Infine – durante l’ultima giornata di incontro – Ubaldo Cortoni (un monaco camaldolese) ha parlato di “L’uomo è terra che soffre: come è cambiata nella chiesa la descrizione del mondo naturale dopo il dibattito Galileo-Bellarmino”. Agli albori del Cristianesimo la descrizione della natura non poteva prescindere da un senso di disorientamento dell’uomo: era importante capire in che contesto lui si trovasse, dopo la rivoluzione della parola del Cristo. “Qual è il mio posto nel creato?” “La natura è natura o solo immagine di Dio?” L’uomo vive il contrasto tra autonomia ed eteronomia. L’uomo può decidere della sua vita? E in che modo? Prima della nascita di Cristo si afferma la città! La natura è pericolosa! Gli uomini lottano con la natura, nella foresta, nel deserto.
Ma emerge il pensiero “laico” di M.T.Varrone (Roma - 116 BC – 27 BC) sulla teologia naturale (esiste anche una teologica mitologica e una civica): “verità e religione, conoscenza razionale e ordine cultuale sono situati su piani totalmente diversi”
Il pensiero di Varrone non vuole rispondere alla domanda su chi sono gli dei.: “… Se - come in Eraclito - essi (gli dei) sono fatti di fuoco o - come in Pitagora - di numeri, o - come in Epicuro - di atomi, ….”, queste sono cose da lasciare dentro alle mura di una scuola.
Lui vuole evidenziare che la teologia naturale porta automaticamente ad una demitologizzazione, ovvero che la razionalità guarda criticamente cosa c'è dietro l'apparenza mitica e la dissolve attraverso la conoscenza scientifico-naturale.
Il culto è necessario per questione di utilità politica; la conoscenza ha un effetto distruttore sulla religione e non dovrebbe quindi essere messa sulla pubblica piazza (per cui deve rimanere una attività scolastica).
Con il cristianesimo la razionalità diventa religione – e non si pone in contraddizione con essa.

S.Agostino (354 – 430 ) collocò senza esitazione la posizione cristiana all’interno della teologia naturale.
“Anche la natura stessa la intendiamo in due modi diversi: quando parliamo in senso proprio, ci riferiamo alla natura nella quale l’uomo fu in origine creato secondo la sua specie senza colpa; in un altro senso intendiamo la natura attuale nella quale a seguito della condanna di Adamo noi per punizione nasciamo mortali, ignoranti e soggetti alla carne, e in questo l’Apostolo Paolo dice: Eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri”.
Fino al IX secolo la teologia nei confronti della natura è quella agostiniana. Nei secoli successivi, il contatto con le popolazioni barbare muta lentamente il rapporto tra l’uomo (il cristiano) e la natura.
Emerge la necessità di avere un contatto “corporeo” con la natura.
Gli impulsi della spiritualità orientale - mediterranea e del pensiero cristiano entrano in fruttuosa interazione con la tradizione celtica

Giovanni Scoto Eriugena (Irlanda – 810-880) , il primo pensatore originale dell'Europa medioevale, chiama l'insieme di tutte le cose "natura", e, poiché la natura si identifica con Dio, egli in essa distingue le quattro divisioni dell'essere divino:
La natura increata e creante,
La natura creata e creante,
La natura creata e non creante,
La natura non creata e non creante.


Il pensiero razionale – anche in ambito teologico – comincia a prendere piede. Rabano Mauro scrive “De Rerum Natura” che rappresenta una enciclopedia dei saperi del Medioevo, nella quale convivono animali, piante, angeli, tutti sapientemente suddivisi.
Bernardo da Chiaravalle (Francia 1090 – 1153)rimescola le carte in quanto rinnega la conoscenza razionale ma, d’altra parte, è fautore di un contatto pratico con la natura “… insegna di più un albero …”.
L’uomo impara a conoscere la realtà che lo circonda, ma non si rapporta con essa.
Può descrivere l’universo, ma non sa cos’è. E’ il momento del trionfo dei linguaggi medico e giuridico, che descrivono semplicemente dei sintomi.
Con l’Editto di Nantes (1598) nasce il mondo moderno; terminano le guerre di religione, nasce la politica, le nazioni.
Si afferma la legge naturale come eteronomia – l’uomo si affida a una legge costante nel tempo. Cambia il modello di descrizione del mondo, della natura: Galileo. Occorre comprendere i rapporti tra le cose, grazie alla matematica.
La disputa tra Galileo (1564 –1642) e il cardinale Bellarmino (1542 – 1621 - lui fece anche parte del Santo Uffizio) non fu un conflitto – così come viene riportato da molti testi. Fu un dialogo tra due spiriti simili, che si comprendevano, che avevano la medesima origine, ma che difendevano pensieri diversi.
Infatti anche Galileo fu in un certo senso dogmatico (lui diceva “E’ così!”) e a causa di questa sua intransigenza che le vicende successive lo portarono poi all’abiura delle sue idee sull’eliocentrismo.

Questo è un tentativo di mettere un po’ di ordine ad una serie di nozioni che, io credo, dovrebbero far parte del bagaglio di una persona che voglia comprendere il rapporto tra uomo e natura (e che abbia quindi il desiderio di comunicarlo ad altri individui). Lo srotolarsi storico di queste idee e convinzioni, se pur espresso da me in maniera disordinata e sintetica, dà la misura di quanto sia importante avventurarsi in questi campi, spesso dimenticati, per raccogliere nuove suggestioni e linfa per il nostro lavoro. Che ne dite?

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