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1a Liceo Cartesio - Cinisello Balsamo - 14 ottobre 2009

Stampa  E-mail  Scritto da Alessandra Dellocca    Mercoledì 14 Ottobre 2009 01:48

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Ciao a tutti! Ci incontriamo sul ponte di via Clerici, e ci incamminiamo alla scoperta del Parco Nord!

Prima di tutto ci presentiamo, e scopro che tutti conoscete benissimo il Parco tranne una compagna che viene da Santo Domingo! Molti vengono qui in bici o a giocare a calcio o a basket.

Questo Parco è stato creato pensando ai cittadini, grandi e piccoli, e si sviluppa sul territorio di diversi comuni, a volte diviso da strade anche molto trafficate. E' un parco "artificiale", perché costruito dall'uomo.

Vi racconto la storia del Parco, lunga trent'anni, ed insieme immaginiamo che siate architetti e come si possa essere trasformata una zona in parte industriale, in parte agricola, nell'area verde di oggi.

Ci avviciniamo allo stagno, per scoprirlo ed osservarlo e in mezzo alla strada osserviamo due gallinelle d'acqua

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Nell'acqua si intravedono pesci, e davanti a noi vola una libellula.

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Lo percorriamo per tutto il suo perimetro, attraversando cespugli intricatissimi ...

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Scopriamo che l'acqua qui non è stagnante, ma che entra tramite un canale e fuoriesce dalla parte opposta, in questo modo non si prosciuga ne tracima mai.

Inoltre osserviamo alberi  le cui radici sono immerse nell'acqua; sono ontani, e uno in particolare  è anche il condominio di un gruppo di piccioni.

Non abbiamo visto molti animali: ipotizziamo che rane e rospi siano in letargo, o ci stiano per andare. Loro sono in effetti animali che possiamo trovare qui, e sono arrivati da soli... saltando.

Le gallinelle d'acqua? volando!

Ma i pesci? Giustamente qualcuno osserva che i pesci non dovrebbero stare in uno stagno: quando l'acqua evapora, morirebbero. Ovviamente qui l'acqua è sempre costante, grazie al canale: i pesci sono stati portati dall'uomo.
Come le tartarughe dalle orecchie rosse che mi dite aver visto, che sono originarie dell'America e che in Europa si comprano nei negozi e spesso diventano di grandi dimensioni: sicuramente qualcuno le rilascia pensando di restituire a questi animali la libertà, o magari solo perchè si stanca di loro.  Le tartarughe in inverno sono costrette dal nostro clima, opposto a quello di origine, ad andare in letargo forzato, e spesso muoino. E se non muoiono...

Sono entrambi animali immessi dall'uomo ed estranei allo stagno, e come spesso, anzi quasi sempre, succede, quando si introduce un animale che non appartiene ad un certo ecosistema si rompe un equilibrio: pesci e tartarughe sono carnivori voraci e  divorano larve di insetti, uova e girini di rane e rospi, qui in primavera non ne troverete. Perciò mai liberare un animale nell'ambiente senza riflettere sulle conseguenze che questo comporta. E possibilmente mai comprare animali esotici, per non incrementare questo tipo di commercio che danneggia gli animali stessi.

Ci spostiamo ora sulla montagnetta! chi se la sente di scalarla?

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In cima, un monumento e una serie di lapidi ci indicano che qui si ricordano gli operai deportati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Nella giornata della memoria qui si ricordano tutte queste persone che persero la vita lontano da casa, e ancora si intravedono, nelle teche del monumento, i sassi e le terre che provengono proprio dai diversi campi.

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Siamo nel punto più alto del Parco, e da qui vediamo il Monte Rosa verso ovest e le montagne del lecchese verso est.

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Questo luogo è molto amato dai conigli, che qui vi scavano le loro tante: infatti qua e là troviamo i loro "gabinetti".

La montagnetta come dicevamo all'inizio dela mattinata è anch'essa frutto del lavoro umano. Qui sotto ci sono tutti gli scarti delle lavorazioni degli alto forni della Breda, che estraeva il ferro dalle rocce ad altissime temperature ottenendo ferro liquido che poi veniva fatto solidificare dandogli una forma adatta al suo utilizzo.

Ricoperti da terra e con le giuste piantumazioni - oggi la montagnetta sembra tutto fuorché una montagna di scarti.

Vi sfido a trovare, lungo un sentierino in discesa dove l'erba non c'è, i resti di ferro fuso scarto delle lavorazioni degli altiforni: sono neri, alcuni un po' a bolle, simili alla pietra pomice, che si forma dal magma dei vulcani. Il concetto è lo stesso, metallo fuso e caldissimo!

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La ricerca inizia e qualche piccolo residuo di lavorazione si trova... alcuni sono davvero piccolissimi!

Cercando troviamo anche alcune tane di conigli: il vostro professore ci racconta che anche fuori dall' Aula Magna della vostra scuola c'è una tana.

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E' il momento di spostarci verso l'ultimo luogo che visiteremo oggi: dobbiamo camminare un po'.

Lungo la strada osserviamo una vecchia torretta militare di avvistamento... è legata al posto dove stiamo per andare!

Raggiungiamo il boschetto GEV, dove stiamo per scendere nei bunker del Parco.

Vi racconto brevemente la storia di questo boschetto, un luogo che esisteva prima della nascita del Parco, anche se certo non si chiamava così. Deve il suo nome alle Guardie Ecologiche Volntarie che lo hanno pulito e se ne prendono cura.

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Qui possiamo trovare degli avvallamenti e delle montagnette, forse le tracce di bonbardamenti della seconda guerra mondiale.

I bunker, da poco restaurati, erano rifugi strettamente legati all'areoporto militare di Bresso, oggi utilizzato per uso civile e che si trova dietro agli alberi alle nostre spalle. Qui durante la seconda guerra mondiale vennero costruiti bunker anti-bombardamento, perché ovviamente era un punto strategico e quindi un possibile bersaglio di bombardamenti.

Entrando osserviamo le pesanti porte di cemento che dovevano servire per resistere il più possibile ad un'esplosione. Notiamo come le gallerie siano disposte ad angolo retto, così ché se un'esplosione ne avesse distrutta una le schegge non sarebbero arrivate alle altre.

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Lungo le gallerie erano disposte le panche per sedersi, troviamo poi i bagni e delle stanze forse per conservare cibo e acqua. Troviamo anche alcune vecchie foto appese che ci mostrano l'aereoporto e i bunker cinquant'anni fa.

Seduti, primadi uscire, proviamo a stare in silenzio: passa un aereo, e anche se sappiamo che è innocuo, ci fa un certo effetto.

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E' il momento di andare: arrivederci!

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