Il sambuco

Stampa  Domenica 03 Ottobre 2010 23:15

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sambuco

Si stava facendo ormai sera e Gilberto iniziava a preoccuparsi.
Quel giorno, lui e la sua famiglia erano andati a fare un passeggiata nel bosco.
La mamma lo aveva avvertito di non allontanarsi troppo, perché altrimenti si sarebbe perso.
Gilberto però aveva iniziato a rincorre un farfalla variopinta.
Era così bella, così colorata e leggiadra, che gli ammonimenti della mamma vennero subito scordati.
Corse felice per un po’ però, quando ad un certo punto, stanco ed affamato si volò per tornare dai genitori, si accorse con spavento di essersi smarrito.
Chiamò a gran voce, ma nessuno rispose alle sue grida.
Si mise allora a camminare senza una meta nella speranza di ritrovare la mamma e il papà.
La ricerca però, fu infruttuosa ed alla fine esausto si sedette sotto un albero.
Iniziò a piangere piano, spaventato ed affamato.
La notte stava calando e lui non sapeva cosa fare.
Al sentire i lamenti sconsolati del bambino una voce chiese.

“Perché piangi?”

Gilberto si guardò attorno spaventato.

“Chi ha parlato?”

domandò ricominciando a singhiozzare.

“Io… sono il sambuco”

affermò la pianta scuotendo leggermente le fronde a mo di saluto. Gilberto si voltò verso l’albero e disse:

“Mi sono perso, inseguivo una farfalla e mi sono allontanato troppo”
“Oh cielo che bambino distratto che sei”

lo redarguì il sambuco. Poi con voce più dolce aggiunse:

“Non ti disperare, ti aiuterò io! Stacca uno dei mie rami”

Gilberto fece come gli era stato detto e, con grande meraviglia, si accorse che il ramo era vuoto all’interno.

“Soffia nel ramo”

disse poi il sambuco senza perdere tempo.

Il bambino soffiò e dal ramo uscì un suono forte e chiaro, che si propagò per tutta la foresta.
A sentire quel richiamo, i genitori di Gilberto accorsero subito e lui potè finalmente ricongiungersi con i suoi genitori.
Mentre si allontanava, Gilberto alzò una mano e salutò l’albero di sambuco che era stato tanto gentile con lui.
Il sambuco allora scosse un po’ i rami salutandolo a sua volta e mormorando un ciao, prima di riassopirsi nuovamente.

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