You are here Home Le classi in visita al Parco 1c - ITIS Cartesio - Cinisello Balsamo - 11 ottobre 2010

1c - ITIS Cartesio - Cinisello Balsamo - 11 ottobre 2010

Stampa  E-mail  Scritto da Alessandra Dellocca    Domenica 10 Ottobre 2010 11:00

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Ciao a tutti! Ci incontriamo davanti alla Cascina e ci incamminiamo alla scoperta del Parco Nord!
Prima di tutto ci presentiamo, e scopro che tutti conoscete benissimo il Parco.

Alcuni di voi sono già venuti qui mentre frequentavano le elementari o le medie, e qui ci venite in bici o a giocare a calcio o a basket.

Questo Parco è stato creato pensando ai cittadini, grandi e piccoli, e si sviluppa sul territorio di sei  comuni, a volte diviso da strade anche molto trafficate. E' un parco "artificiale", perché costruito dall'uomo.

Vi racconto la storia del Parco, lunga trent'anni, ed insieme immaginiamo che siate architetti e come si possa essere trasformata una zona in parte industriale, in parte agricola, nell'area verde di oggi: prima di tutto, mi dite, avranno fatto una piantina e disegnato dove fare i boschi, i prati, i viali.

Poi avranno iniziato i lavori: pulizie, semine, piantumazioni. Alcuni reperti di archeologia industriale del passato sono stati trasformati, per esempio il teatrino alle nostre spalle o l'area ex binari Breda, diventato un punto pic-nic. O la montagnetta, questa collina che in realtà qui non ci dovrebbe essere, perché siamo già in una zona considerata pianura!

O ancora  il laghetto, creato dall'uomo agli inizi degli anni '90: Come si crea uno stagno? Me lo raccontate voi: si scava, si riveste con uno strato impermeabile di argilla, lo si riempie d'acqua... si piantarono anche alberi adatti intorno, si inserirono le piante acquatiche. Poi si aspettò, per vedere che animali sarebbero arrivati, e nessun animale venne introdotto dall'ente Parco.

In natura  lo stagno è come un piccolo lago, o una grande pozza,  che si riempie di acqua piovana, e che se non piove per molto può prosciugarsi: questa caratteristica è importante perché gli animali che ci vivono devono essere in grado di gestire la mancanza d'acqua.

Ci avviciniamo allo stagno, per scoprirlo ed osservarlo e in mezzo alla strada avvistiamo un germano, ed in acqua altri, maschi e femmine: i germani maschi hanno la testa verde e il corpo di colori sgargianti, perché non devono mimetizzarsi come la femmina che deve covare le uova.

Girando intorno allo stagno, scopriamo anche delle gallinelle d’acqua e osserviamo alberi  le cui radici sono immerse nell'acqua; sono ontani, e uno in particolare  è anche il condominio di un gruppo di piccioni.
Scopriamo che l'acqua qui non è stagnante, ma che entra tramite un canale e fuoriesce dalla parte opposta, in questo modo non si prosciuga ne tracima mai.

Non abbiamo visto pesci, e nemmeno tartarughe, animali che però alcuni di voi sanno esserci. Giustamente qualcuno osserva che i pesci non dovrebbero stare in uno stagno: quando l'acqua evapora, morirebbero. Ovviamente qui l'acqua è sempre costante, grazie al canale: i pesci sono stati portati dall'uomo.

Come le tartarughe dalle orecchie rosse, che sono originarie dell'America e che in Europa si comprano nei negozi e spesso diventano di grandi dimensioni: sicuramente qualcuno le rilascia pensando di restituire a questi animali la libertà, o magari solo perché si stanca di loro.  Le tartarughe in inverno sono costrette dal nostro clima, opposto a quello di origine, ad andare in letargo forzato, e spesso muoiono. E se non muoiono...

Sono entrambi animali immessi dall'uomo ed estranei allo stagno, e come spesso, anzi quasi sempre, succede, quando si introduce un animale che non appartiene ad un certo ecosistema si rompe un equilibrio: pesci e tartarughe sono carnivori voraci e  divorano larve di insetti, uova e girini di rane e rospi, qui in primavera non ne troverete. Perciò mai liberare un animale nell'ambiente senza riflettere sulle conseguenze che questo comporta. E possibilmente mai comprare animali esotici, per non incrementare questo tipo di commercio che danneggia gli animali stessi.

Ci spostiamo ora sulla montagnetta! chi se la sente di scalarla?

In cima, un monumento e una serie di lapidi ci indicano che qui si ricordano gli operai deportati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Nella giornata della memoria qui si ricordano tutte queste persone che persero la vita lontano da casa, e ancora si intravedono, nelle teche del monumento, i sassi e le terre che provengono proprio dai diversi campi.

La montagnetta come dicevamo all'inizio della mattinata è anch'essa frutto del lavoro umano. Qui sotto ci sono tutti gli scarti delle lavorazioni degli alto forni della Breda, che estraeva il ferro dalle rocce ad altissime temperature ottenendo ferro liquido che poi veniva fatto solidificare dandogli una forma adatta al suo utilizzo.

Ricoperti da terra e con le giuste piantumazioni - oggi la montagnetta sembra tutto fuorché una montagna di scarti.
Vi sfido a trovare, lungo un sentierino in discesa dove l'erba non c'è, i resti di ferro fuso scarto delle lavorazioni degli altiforni: sono neri, alcuni un po' a bolle, simili alla pietra pomice, che si forma dal magma dei vulcani. Il concetto è lo stesso, metallo fuso e caldissimo!
La ricerca inizia e qualche piccolo residuo di lavorazione si trova... alcuni sono davvero piccolissimi!

E' il momento di spostarci verso l'ultimo luogo che visiteremo oggi: dobbiamo camminare un po'.
Lungo la strada osserviamo una vecchia torretta militare di avvistamento... è legata al posto dove stiamo per andare!

Raggiungiamo  un’area da poco sistemata, dove stanno ancora lavorando. Qui c’è un nuovo stagno,una zona destinata agli insetti, una zona per le api, che vengono raccolte quando uno sciame arriva qui al parco  da un operaio che si è specializzato in apicoltura e che sa come prenderle e portarle nell’arnia.

Qui c’è anche l’ingresso ai bunker, da poco restaurati: erano rifugi strettamente legati all’aeroporto militare di Bresso, oggi utilizzato per uso civile e che si trova dietro agli alberi alle nostre spalle. Qui durante la seconda guerra mondiale vennero costruiti bunker anti-bombardamento, perché ovviamente era un punto strategico e quindi un possibile bersaglio di bombardamenti.

Entrando osserviamo le pesanti porte di cemento che dovevano servire per resistere il più possibile ad un'esplosione. Notiamo come le gallerie siano disposte ad angolo retto, così ché se un'esplosione ne avesse distrutta una le schegge non sarebbero arrivate alle altre.

Lungo le gallerie erano disposte le panche per sedersi, troviamo poi i bagni e delle stanze forse per conservare cibo e acqua. Troviamo anche alcune vecchie foto appese che ci mostrano l'aeroporto e i bunker cinquant'anni fa.

Uscendo proviamo a fotografare un tratto di bunker non accessibile: pare che una rete di gallerie si dirami sotto il parco fino alle città, ma sarebbe tutta da restaurare.

Tornati al sole notiamo che Stefano si sta occupando delle sue api: ci invita ad avvicinarci e ci spiega alcune cose di loro: sono attaccate da un parassita e le  sta curando. Per tenerle tranquille usa il fumo, ma ci spiega che se ci muoviamo con calma e non facciamo scatti improvvisi non ci pungeranno.

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E dopo aver conosciuto da vicino questi amici insetti ci salutiamo: buon anno scolastico!

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