3D- S. Secondaria di primo grado Sorelle Agazzi – Milano – 1 Ottobre 2021

Puntualissimi giungete al Parco: punto di ritrovo la Cascina Centro Parco.
Qui, dopo un breve sosta, ci dividiamo nelle due classi: la 3A con Alessandra e la 3D con me.
Ci spostiamo del prato antistante la Cascina per le presentazioni e per capire cosa sia un Parco.
“E’ un posto verde” “Un posto dove ci si può rilassare” “Un posto dove ci sono boschi e si può andare in bicicletta”.
Giusto, ma prima di tutto è un’area naturale protetta: luogo che l’uomo ha creato per preservare la flora e la fauna.
Dovete sapere che il Parco Nord non è stato sempre così come le vedete. E’ nato intorno agli anni ’70. Ma prima?
“C’erano boschi?” “Campi?” “Una fabbrica?”
Bhe, sì, nel secondo dopo guerra era un’area abbandonata e degradata, ma grazie alla lungimiranza dei comuni di Milano, Sesto, Bresso, Cinisello e Cusano, è stata bonificata ed è diventata Parco.
Però, prima ancora, negli anni ’40, qui sorgeva la Breda: acciaieria del milanese che, durante la Seconda Guerra Mondiale aveva convertito la sua produzione in aerei militari.
Immaginatevi: distese di capannoni e cemento, nessun albero o prato…
Oggi, andremo insieme a scoprire la storia del Parco, attraverso i resti che si nascondono nel verde!
Iniziamo dalla Palazzina Volo.


Si scorge ormai solo una piccola parte…è stata completamente sommersa dal verde: la Natura si è ripresa ciò che è suo.
Ma cosa è questa struttura. Visto che era una fabbrica che produceva aerei militari, prima di venderli, aveva bisogno di testarli. Così venivano effettuati dei voli di prova nell’aeroporto della Breda (parte di esso oggi è diventato un aeroporto civile e luogo di scuola di volo – è l’aeroporto di Bresso) e la Palazzina volo era la sua torre di controllo.
Bene, in marcia! Destinazione teatrino!
Questo è un luogo suggestivo: siamo su una collina…ma esistono le colline a Milano?
“No…siamo in pianura…” “A Milano non ci sono colline”
Esatto! La collina su cui ci troviamo e quelle che ci sono alle nostre spalle sono state costruite quando è stato creato il Parco, utilizzando terra e alcuni scarti metallici della Breda. Pensate un po’ che questi scarti, grazie all’azione dei decompositori, si sono trasformati in vere e proprie pietre: le marogne! Se provate a scavare, si trovano facilmente.
“Ma invece questa struttura?”
Questo è una parte del vecchio carroponte della Breda, gru gigantesca con cui venivano spostati i pezzi di lamiera degli aerei.
Ma ora, via! Saliamo su una collina ancora più alta!
Ma…da una strada avventurosa!


Sulla cima veniamo accolti da una strana struttura: un monumento. E’ il monumento al deportato.
Dovete sapere che, l’Italia, durante il secondo conflitto mondiale, ha cambiato alleanze: da quella con i nazisti è passata a quella con gli Alleati.
Purtroppo, però, si è ritrovata ad avere sul proprio territorio i tedeschi, divenuti nemici, ed ad essere occupata. I tedeschi, così, iniziarono le deportazioni nei campi di concentramento degli italiani e anche degli operai della Breda, al fine da fermare completamente la produzione militare nemica.
Qui, sulla collina più alta del Parco, è stato posto un monumento in ricordo di tutti coloro che sono stati deportati. Il monumento simboleggia due braccia che sorreggono i massi che venivano cavati dai prigionieri dei campi.

Prima della merenda, vi lascio qualche minuto per visitare liberamente questo luogo.
Dopo una pausa ristoratrice, ci dirigiamo verso i bunker.
Visto la produzione della Breda, la fabbrica era considerata un target militare per gli Alleati, nella prima parte della guerra.
Così, per poter dare rifugio agli operai che lavoravano, sono stati costruiti dei rifugi antiaerei sotterranei.
Immergiamoci nelle radici della storia…

Giunti nell’ultimo corridoio ci sediamo e grazie alle vostre domande scopriamo che i bunker :
– hanno una forma di linea spezzata: questo perchè così, nel caso in cui un bombardamento avesse colpito una sezione del bunker, avrebbe danneggiato solo quella e non tutto;
– hanno il soffitto ad arco: l’arco di volta è molto più resistente alle pressioni e a i bombardamenti, rispetto alla struttura ad architrave;
– tra una sezione e l’altra ci sono delle porte tagliafuoco: sono necessarie per isolare ciascuna zona. In caso di esplosione, il fuoco e l’onda di deflagrazione non potevano proseguire nelle altre sezioni;
– alla base delle porte tagliafuoco ci sono dei gradini: questo faceva sì che la chiusura delle stesse fosse ermetica ed impediva la fuoriuscita di eventuale fumo, dovuto alle esplosioni, e l’ingresso di ossigeno che avrebbe alimentato le fiamme;
– ai lati dei corridoi ci sono delle stanze adibite a magazzino: qui venivano stipati cibo in scatola e acqua.
Siete affascinati da questo luogo e siete colpiti da come dovesse essere difficile sopravvivere lì sotto con la preoccupazione dei cari lontani e il rumore delle bombe sopra le teste…Provate ad immaginare di essere un operaio della Breda, costretto a rimanere sottoterra per un tempo non definito, con il rumore delle bombe sulla sua testa e solo il respiro dei suoi colleghi a far lui compagnia…Che sensazioni provate?
Mi dite: PAURA di morire, ANSIA per le bombe, PREOCCUPAZIONE per i propri cari e per la propria vita, IMPOTENZA per non poter riuscire a fare nulla per migliorare la situazione e RABBIA per la guerra e la morte di molti innocenti.
Con queste sensazioni nel cuore, torniamo in superficie, ci salutiamo e…buon rientro!

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