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Al Parco Nord il Workshop "Servizi Ecosistemici"

Giovedì 13 marzo al Parco si è svolto un workshop inerente i “Servizi ecosistemici”.

Tenterò di riassumere cosa abbiamo imparato, in particolare io e Simona che, nella seconda parte del convegno, abbiamo assistito al lavoro di gruppo riguardante la “biodiversità”.

Innanzitutto, i “servizi ecosistemici” sono “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano” (Millennium Ecosystem Assesment MA, 2005).

Questi vengono distinti in quattro categorie:

-di supporto alla vita (ciclo di nutrienti, formazione del suolo)

-di approvvigionamento (produzione di cibo, foraggio, legname, materie prime)

-di regolazione (regolazione del clima, delle maree, depurazione dell'acqua, impollinazione e controllo delle infestazioni)

-con valore culturale (con prevalenza estetica, ricreativa, educativa o spirituale)

L'agricoltura intensiva, l'espansione urbana, l'inquinamento di suolo, acqua e aria, l'invasione di specie esotiche, l'industrializzazione, lo sviluppo di strade e ferrovie...sono tutte minacce per gli ecosistemi presenti in natura.

Paradossalmente, inoltre, l'uomo da sempre ricerca la biodiversità, in quanto fonte di risorse e ricchezza per lo sviluppo della vita, divenendo, però, il principale responsabile dello stato di pericolo in cui molti ecosistemi si trovano.

Lo scambio che intercorre fra città e zone rurali, insomma, non è certamente equo: oltre ai capitali da investire (sempre meno) nella tutela del territorio, l'area urbana esporta ai suoi margini inquinamento, rifiuti e, in generale, un forte impatto sulla natura circostante. E' sufficiente pensare come le ripercussioni climatiche causate dall'attività cittadina arrivino ad estendersi fino ad un raggio di 200km dal centro abitato.

I partecipanti al gruppo di discussione hanno dunque riportato le loro esperienze ed opinioni rispetto alla tutela degli ecosistemi, così preziosi per il benessere dell'uomo, ma così fragili di fronte all'irruente espansione delle sue attività.

Gli interventi realizzati in tal senso spaziano dal censimento delle foreste urbane da parte del Comune di Milano, che pone ora l'attenzione sulle possibilità di utilizzo di queste aree di compenetrazione fra natura e città, non sempre con dimensioni o collocazioni facilmente gestibili.

Parallelamente, è da rilevare la creazione di circa 1000 ettari di nuova foresta fra Cremona e Mantova, lungo la costa del Po. Si tratta di un'imponente opera di conversione di vecchi pioppeti e cave: a partire da un ambiente fortemente antropico e ormai inutilizzato, un nuovo substrato legnoso farà da supporto per lo sviluppo di un ecosistema e della sua biodiversità.

Il Parco Nord rappresenta, poi, un esempio di come un'area disastrata e fortemente contaminata dalla presenza umana, oggi completamente riqualificata, richieda comunque continui interventi a salvaguardia dell'equilibrio ecosistemico. Tra questi, il diradamento controllato, l'introduzione e il monitoraggio di flora e fauna, nonché l'utilizzo di specie pioniere che, seppur non sempre originarie del luogo, meglio si adattano al condizionamento imposto dalla vicinanza di nuclei urbani, facilitando il successivo sviluppo di altre specie.

Molti altri sono i progetti potenziali, come la creazione di una fitta rete di corridoi ecologici in grado di innervare la città, arrivando a percepire le “basi naturali”, create a partire da ex aree agricole o industriali, come scrigni in cui preservare biodiversità e patrimonio genetico di flora e fauna.

Interessante è il concetto di zonizzazione dei boschi in funzione dell'uso più o meno antropico, vale a dire attribuire uno scopo, non necessariamente mirato alla fruizione ed al godimento da parte dell'uomo, di aree boschive, in virtù della loro collocazione sul territorio. In questo modo si sottolinea l'importanza di creare e tutelare l'ambiente non solo in funzione di un diretto ed immediato tornaconto umano.

A prorposito di tornaconto, è possibile ed è giusto monetizzare la conservazione ambientale?

Quanto l'uomo sia disposto a spendere e/o a sacrificare i propri interessi economici per la natura è ancora poco chiaro.

Si potrebbe dire che l'estinzione di una specie non ha prezzo...ma molto altro lo ha! Il confine fra tutela e sfruttamento è, in realtà, molto sottile e il rischio che si corre oggigiorno è quello di fare del ripristino ecologico una mera attività produttiva, destinata in breve a snaturare comunque l'ambiente preso in consegna.

La pressione antropica è, di fatto, un elemento di criticità notevole: quanto è lecito cercare di garantire una fruizione “comoda e bella” del verde? Quanto, invece, è importante perseguire anzitutto l'interesse della natura stessa?

Un semplice esempio: le foglie secche che ricoprono prati, aiuole e sentieri e che tanto disturbano il nostro senso estetico e le suole delle nostre scarpe, sono un elemento indispensabile per la vita dell'ecosistema boschivo. Chi accontentare allora?

La tutela della natura, anche e soprattutto in aree urbane e limitrofe, continua ad offrire molteplici potenzialità: possiamo tornare a godere ed occupare spazi sottratti al degrado, possiamo preservare dal progressivo sfruttamento del suolo aree con biodiversità certificate, continuando a trarne molteplici benefici.

Per questo occorre risvegliare in tutti noi la consapevolezza di come la natura sia necessaria al benessere dell'uomo.

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